Il 6 di novembre 1860, a Caserta, davanti a 10000 uomini che avevano rafforzato le file dei primi volontari sbarcati a Marsala, Garibaldi fece un discorso per dare addio a quell’esercito. Ma egli non disse addio,ma arrivederci. E diecimila voci gridarono “a Marzo!a Marzo!” sperando di rivedere presto un’altra Marsala. Garibaldi non l’aveva con il Re. ” Povero Re! Vedete cosa gli fanno fare!”, tuonava aggirandosi triste e taciturno per gli accampamenti. Non riusciva a darsi pace, il Generale, che quel sogno fatto col sangue di bella gioventù volgesse al termine. Chi lo ha seguito in quella campagna, scrive Bandi, lo ricorderà sempre in cima a una roccia o in sella al suo cavallo intento a scrutare il territorio e a urlare senza mai stancarsi “avanti figlioli!”. Forse se Bandi vedesse la colonna che ricorda l’incontro decisivo poco fuori Teano, tra il Re e il Generale, si rivolterebbe nella tomba.
Vi è un ponte poco più avanti sopra il quale avvenne lo scambio di battute che arrestò i garibaldini. Ma solo un cartello che si legge di fretta menziona il luogo. Ci si passa sopra senza neanche accorgersene viaggiando sulla strada che diventa poi Casilina e conduce a Cassino.Qui non si ha il tempo di prendere respiro che si viene fiondati quasi un secolo dopo tra le colline testimoni della campagna del 1943. Devono essersi dati un bel da fare gli uomini per distruggersi a vicenda da queste parti. Monumenti, mausolei, lapidi, bandiere di 4 nazioni, e in lontananza quel colle che fu bombardato senza pietà e che svetta ancora sulla cittadina di Cassino. Oggi, nei circa 130 km della tappa, zigzagando tra Appia, Domiziana, Casilina, il paesaggio sarà mutato cento volte. I dialetti e le cadenze sembrano diversi di bar in bar e non si capisce mai, se si ignorano i cartelli, se si è in Campania o nel Lazio. Con la gente ci si capisce spesso solo se si parla lentamente, in alcuni paesi l’italiano e’ utopia. Sono di nuovo senza raggi, o meglio, ne ho scassati altri 6 e domani mattina devo necessariamente intervenire con delle riparazioni o rischio di forare. Le giornate mi sembrano sempre più corte. Salgo in bici,pedalo, arrivo, mi lavo, mangio, scrivo e dormo. Le sequenze di movimenti e spesso i pensieri ciclici stanno diventando riti che sembro aver sempre conosciuto. Sono sempre più assorbito da questa ennesima esperienza in solitudine. Ma questa è un’altra storia…