Ho appena riaperto gli occhi. Il sinistro in realtà ancora lacrima e non si apre benissimo. Ieri, a 30 km da Tonino, in pieno nulla domenicale/campagnolo, una goccia di sudore mi ha trascinato a tradimento un frammento di qualcosa nell’occhio. Io che al giorno avrò schiantato una decina di insetti tra casco e occhiali credevo che i miei occhi fossero al sicuro dietro quelle barriere di plastica. Invece la goccia si è insinuata a tradimento. Il risultato, oltre all’ansia di veder crescere una pappetta strana che si stringeva attorno all’iride, è stato un gonfiore fastidioso e abbastanza orrendo.
Improvvisamente, quasi a lamentarsi della sosta prolungata, le piaghe dell’interno coscia, i calli nelle mani e ai piedi, l’ustione sulla schiena, hanno cominciato a pulsare.
Ma chiaramente chi si ferma deve pagare un prezzo. Chi si muove è sempre più avvantaggiato.
Oggi vi posterò le considerazioni sull’arrivo, che sto pian piano elaborando.
Sto cercando di capire come mai ieri sono arrivato in stato confusionale a piazza Castello. Non avevo voglia di far foto, intervista, niente. Non me ne importava neanche nulla di essere a Torino. L’unica cosa che mi tormentava era ” non posso andare oltre?”, e ” ho perso il contachilometri”.
Solo queste due frasi ricordo di aver pensato. L’impossibilità di procedere. A dopo.