Girare in bici per le provinciali italiane ha forse più contro che pro. Le strade sono in stato di abbandono, nell’entroterra ad agosto spesso non si trova un bar per chilometri, rimani spesso ore senza incrociare nessuno e, come nel deserto, quando incontri un altro viandante o un locale ti senti quasi obbligato a salutare.
Certe volte sei totalmente immerso nella natura e quella strada sembra messa lì per sbaglio, certe volte incroci superstrade e autostrade con flussi di civiltà che ti ignorano e vanno di fretta da qualche parte. Vanno tutti di fretta su quelle strade, meglio starci alla larga.
Le provinciali spaccano i raggi, indolenziscono i polsi e ti fanno sentire sempre più parte di un tempo che non conosci, il passato. Non avete idea di quante lapidi, quante targhe storiche, cartelli, testimonianze, sono ancora sulle “strade vecchie”. Queste sono le vie che hanno fatto la storia. Alcune le hanno costruite i romani, su altre sono passati gli alleati e vi hanno fatto ponti, altre ancora conservano memoria di battaglie dimenticate della resistenza e del Risorgimento. Quanti morti per fare sto Paese!
Te ne accorgi in ogni città o paesello che attraversi. In certi momenti, a farci caso, sembra di attraversare un interminabile cimitero. Cimiteri di guerra, lapidi commemorative, bandiere. Bandiere e fiori ovunque.
Chissà se quei quattro ladroni che vogliono trascinare le masse nella secessione si sono mai fermati a leggere i nomi o le date di nascita e morte sulle lapidi della storia?
La gente comune che ho incontrato, senza troppi fronzoli per la testa, crede nell’unità, ma vive un profondo disagio perché chi sta al potere riesce a governare talmente male da creare dubbi sulla dignità stessa di una bandiera.
Tutti oggi hanno lo stesso problema e ne parlano da Marsala ad Aosta. Questo è paradossalmente un buon segno. Si diventa amici quando si condividono problemi e momenti di vita. Noi condividiamo molto di più. Molto, molto di più. Ed è in base a questo che nella malinconia generale affiora in me un pò di ottimismo. Le soluzioni chiaramente non posso averle io. Non è il mio mestiere, ed esporsi in certi campi ti fa fare errori banali se non sei preparato. Ma io che vedo e poi racconto, posso testimoniare un momento storico preciso in cui forse il problema più grande è la tendenza, a più livelli, a fare il passo più lungo della gamba, per manie di grandezza, per la voglia di apparire e di raggiungere più potere con meno sforzi.
La mancanza di onestà e coerenza, il trovare scorciatoie, fa forse arrivare prima ( a risultati poco solidi sicuramente), ma penalizza il doppio chi fa la strada giusta e senza barare. Purtroppo fare la strada giusta comporta sacrifici, e si tende a escludere sempre più la fatica dalla propria vita, considerandola nociva, quando forse è l’unico modo per imparare. La mancanza di gradualità porta a disastri, e quando te ne accorgi non sempre hai la fortuna di poter ripiegare.