Partendo dal fatto che la differenza tra avventura e turismo sta nella capacita’ di apprendere tramite un progressivo esporsi, rischiando in modo “responsabile ma estremo” in base alle proprie abilita’, posso dire di aver solo cominciato un modo di vivere avventuroso, ma di non essere ancora riuscito a impiegare l’approccio giusto per portarlo avanti degnamente.
E’ stato infatti, in questi anni, un avvicinarmi ad esso, una lenta scoperta dei miei enormi limiti e della spesso contraddittoria voglia di cimentarmi con qualcosa che temo, ma che al contempo mi rende felice e vivo.
Dopo l’esperienza in grotta e il compromesso dell’uso della radio, accettato per imposizioni “di sicurezza”, mi sono ripromesso di escludere dai miei progetti il sussidio di certi strumenti, specie se l’esperienza che vivo e’ in solitaria.
Purtroppo oggi non e’ facile, per chi come me e’ nato nel benessere tecnologico, deviare o pretendere di delocalizzarsi rispetto al proprio posto nella scala evolutiva, in cerca di esperienze di prima mano, che non siano pero’ rese semplici escursioni da tutto cio’ che offre il progresso.
Per molti sara’ un patetico aspirare a vivere la vita dei grandi del passato, una banale soluzione irresponsabile per cercare adrenalina e farsi notare, in un mondo che ormai e’ troppo lontano da quei giorni grandi in cui l’incertezza rendeva tutto piu’ difficile, ma estremamente affascinante.
Forse. Ma quando mi chiedo se valga la pena continuare a conoscere attivamente quel po’ di pianeta che ancora ci rimane, senza necessariamente farci guidare da un bip, non ho dubbi sulla risposta.
Il fiume Oreto, nella sua semplicita’ tecnica e vicinanza a casa e’ stata forse l’esperienza piu’ toccante della mia vita, la piu’ autentica sotto tanti punti di vista. Perche’ era l’ ignoto nella stanza accanto e l’esposizione non era da sottovalutare.
Ora ho cominciato a lavorare per vivere un altro fiume, al quale rivolgo un pensiero ogni notte ormai da almeno tre anni: lo Yukon.
Dopo l’allenamento in Slovenia e uno studio attento di mappe e resoconti dettagliati di varie spedizioni, penso di essere sulla strada giusta per intraprendere questo cammino. Ampliando il campo da gioco e riducendo gradualmente le risorse si ottengono i risultati migliori.
Non e’ mia intenzione spiegare ora il progetto in ogni suo dettaglio, ma credo che sia un buon momento per annunciare che e’ cominciata la preproduzione di un nuovo documentario. Cosi, mentre mi dedico al montaggio del video sulla permanenza in grotta, posso cominciare a condividere con voi il nuovo (lontano, ma concreto) sogno ad occhi aperti.
In realta’ il progetto e’ gia’ in fase di raccolta fondi ad opera di una societa’ che ho messo su’ qua in Canada. Una breve illustrazione si ha sul sito www.bloorwestproductions.com
Su Facebook la produzione ha creato una pagina che potreste seguire in attesa di sviluppi.
Da qualche parte bisogna pur cominciare…
Osservo e aspetto con curiosità e ammirazione
Hola Igorazzo…cosa “bolle” sotto il ghiaccio canadese?
Fatti sentire