Secondo il sito www.emigrati.it l’esodo degli italiani avvenuto tra il 1876 e il 1976 è stato il più grande della storia moderna. Circa 24 milioni di persone hanno lasciato il Paese in meno di cento anni, principalmente da Calabria, Sicilia e
Veneto. Tra le principali destinazioni: Argentina, Brasile, USA, ma anche Australia, Canada, Germania, Beglio, Inghilterra e Africa del Nord.
La Comunità italo-canadese , conta oggi 1,4 milioni di persone, 500.000 delle quali abitano nell’ area metropolitana di Toronto (4 milioni di abitanti) che è attualmente una delle città più multiculturali del mondo con il 49% della popolazione nata all’estero.
Recentemente, e non è difficile capire perché, il fenomeno ha ripreso a far discutere. Tuttavia si è trasformato, da una migrazione di contadini e operai stremati dalla miseria, in una fuga di diplomati e laureati con dei sogni umiliati da un sistema di lavoro vecchio e una classe politica inesistente.
Questa lettera, mandata da un emigrante a un ministro italiano (secolo XIX), descrive bene le motivazioni di quella generazione…trovate le analogie con la nostra.
« Cosa intende per nazione, signor Ministro? Una massa di infelici? Piantiamo grano ma non mangiamo pane bianco. Coltiviamo la vite, ma non beviamo il vino. Alleviamo animali, ma non mangiamo carne. Ciò nonostante voi ci consigliate di non abbandonare la nostra Patria. Ma è una Patria la terra dove non si riesce a vivere del proprio lavoro? »
È una domanda molto attuale, l’ho sentita spesso.
In questo primo capitolo raccoglierò quindi alcune testimonianze di due generazioni di Italo-Canadesi, mettendole a confronto e lasciando che siate voi a farvi un’opinione in merito.
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Bravo Ale, inizi un’opera grande che potrebbe scoraggiare i più. Seguirò con interesse l’evoluzione del blog. Solo un piccolo appunto: tra le regioni meridionali è la Campania ad avver dato il maggior numero di emigranti. Se parliamo del secolo 1876-1976 ai primi posti troviamo anche tutte le regioni del nord (Veneto, Lombardia, Piemonte, Friuli V.G.)