“PATRIA: Paese comune ai componenti di una nazione, cui essi si sentono legati come individui e come collettività, sia per nascita sia per motivi storici, culturali, affettivi, e similari.” Zanichelli 2012.
I Pellerito si sono trasferiti a Vaughan (Toronto) 3 anni fa.
Palermitani, Alessandro e Claudia hanno deciso di dare ai propri figli, Lorenzo e Maia, un futuro in un Paese in cui, dicono “crescere una persona onesta non significa crescere un infelice”.
Parlando di patria, Alessandro mi ha fatto una domanda qualche giorno fa: “Dimmi, senza pensarci, un motivo di orgoglio che accomuna tutti gli italiani…e non dire i mondiali di calcio”.
Due parole mi sono venute in mente in prima battuta “I nostri martiri e l’odio verso i politici”. Durante il giro d’Italia in bici nel 2011 ho parlato con tanta gente e appena si toccava il tasto “Patria” tutti tiravano fuori questo discorso, indipendentemente dalla regione di appartenenza o dalla classe sociale.
“I martiri hanno sempre commosso anche me” continua Alessandro, “io e mio figlio siamo membri dell’associazione partigiani italiani…ma pensaci bene, come ha trattato l’Italia i nostri martiri? Sicuramente non come meritavano, e poi i partigiani contro chi hanno lottato se non contro altri italiani o contro i tedeschi che fino a poco prima erano nostri alleati? Non è stato un intero popolo a ribellarsi. Perché non si ribellavano tutti al tempo di Mussolini, quando la gente spariva, accusata di complottare contro il regime, e non se ne sapeva più niente? Gli italiani sono sempre stati dei furbi e hanno sempre votato o appoggiato quello che gli è convenuto. Tu sei orgoglioso di appartenere allo Stato che ha assassinato Falcone e Borsellino? Lo Stato che ha reso nulle le indagini di Dalla Chiesa? La gente a Palermo quando chiudevano il traffico per fare passare le auto dei giudici si lamentava perché rimaneva bloccata…poi quando li hanno ammazzati li hanno proclamati eroi. Dici che da anni odiano i politici e la corruzione? E Berlusconi allora? Chi lo ha votato?”
“Ok, su alcuni aspetti sono d’accordo” ho continuato io ” però non puoi non essere fiero di un luogo in cui hanno vissuto Cesare, Garibaldi, Leonardo da Vinci, Colombo, Dante, Mazzini…quanta cultura e quanto sapere è nato da questo piccolo lembo di terra? Sarà perché forse io faccio un discorso più territoriale/culturale che politico…”.
“Loro non erano italiani” risponde Alessandro, sono nati in posti che non appartenevano a un unico Paese chiamato Italia. Erano quindi di questo o quel Ducato, di Vinci, della provincia dell’ Impero Romano.
Mameli, Mazzini, loro si possono definire italiani, così come i tanti giovani del risorgimento che sono morti e che hanno combattuto insieme contro un nemico che non parlava la loro lingua e che era l’ invasore. Per questo mi emoziono, per chi è morto per difendere la propria vallata, la propria casa, ma quando abbiamo combattuto in tutto il Paese per un ideale comune o contro un invasore? Porto sempre con me una foto di Falcone e Borsellino, ma non sono orgoglioso di essere italiano. L’ Italia li ha uccisi”.
Certo, è soggettivo sentirsi più o meno parte del Paese di provenienza, e non per forza naturale. Ma l’opinione di Alessandro fa anche riflettere su quanto sia difficile, e spesso contraddittorio, il legame con il proprio popolo.
“Siamo venuti qua perché siamo cittadini del mondo e ci troviamo bene. Abbiamo vissuto e lavorato a Palermo per anni, durante le stragi di mafia, i maxiprocessi, ma poi ci siamo resi conto che non è un posto che può cambiare. L’Italia in generale non può cambiare, perché dentro rimaniamo dei furbi, anche quando viviamo all’estero per decenni, purtroppo…”.
Domani aspetterò il primo passaggio sulla rampa della Highway 400 a nord di Canada Wonderland, 40km fuori toronto. Se passate da quelle parti…