Nel novembre del 2010 ero sdraiato in un letto d’ospedale con una caviglia ingessata. Guardavo il soffitto annoiato e preso dalle paranoie del caso quando il telefono cominciò a squillare. Era Paolo. In due parole, lui è stato logista e guida quando ho girato il documentario a Beslan (Ossezia del nord) e pilota e meccanico della Y10 che ci ha portato quasi al traguardo di Mongol e Africa Rally ( auto che ora giace in Cameroun da due anni in attesa di essere “ricomposta” per la traversata delle Americhe).
La nostra conversazione quel giorno non fu molto diversa dalle altre avute in passato:
-We, come va?
-Bene grazie, sono in ospedale con una gamba rotta. Tu?
-Ah, bravo, niente io vado al matrimonio di mio cugino a Shangai.
-Come ci vai?
– In autostop, volevo passare un attimo dalla Cina a vedere com’ è.
-E certo, e dove sei ora?
-In Lituania.
Inutile dire che neanche un mese dopo era a festeggiare il matrimonio, nonostante avesse attraversato la Siberia in inverno e litigato con un milione di cinesi che non parlano inglese e se lo parlano non capiscono il concetto di “autostop”.
Esempio:
-ciao sto andando in autostop, mi dai un passaggio a X paese?
-Si, sali che ti porto alla stazione.
-no, non hai capito, mi ci porteresti tu alla prossima città?”
-Ah ok, allora ti riporto indietro così ti prendi un taxi?
E partivano le bestemmie di Paolo che dopo alcune decine di litigate si è convinto a fare un tratto in autobus.
Qualche mese dopo, con uno zaino pieno di 43kg di pezzi di ricambio e una caffettiera, è partito, sempre dalla Lituania, per andare a riparare la Y10, in Cameroun. Una missione che come Team Est avevamo preventivato già da tempo e che purtroppo non è andata bene. In effetti Paolo un mese dopo era in Cameroun, ma un incidente ancora poco chiaro gli ha fatto finire la macchina sulla mano durante le riparazioni e per poco non ci perdeva un dito.
Rimpatriato d’urgenza bestemmiando, al momento è da qualche parte tra Francia e Lussemburgo a fare autostop per gli affari suoi.
Lui ovviamente mi ha dato dei consigli su come affrontare questo giro.
Ma la cosa più degna di nota secondo me è la sua motivazione del girare con questo metodo. “Cioè, io ho degli amici a Varese che lavorando a contatto con il pubblico avranno a che fare in un anno con mille persone.
Ecco, in autostop tu parti per conoscere un Paese e ti deve andare male con mille persone ci parli in un mese. Conosci la gente per strada, ci parli in macchina, non c’è un modo migliore per viaggiare, e poi è gratis”.
Il concetto è chiaro, come è chiaro che bisogna fare pratica.
foto:Paolo e la Y10 durante il nostro passaggio in Afghanistan-2009, primo piano di Paolo all’Africa Rally-Cameroun 2010