Terminato l’avvicinamento in autostop, con il tizio arrestato in ontario/il vietnamita che si è schiantato sulla neve/le bufere sulle Rockies, le settimane di preparazione del viaggio e la ricerca di indizi del passaggio di Bonatti nello Yukon, hanno portato ottimi risultati in esperienza, storie e immagini.
Ora, a Whitehorse, preparo l’aspetto che mi occupa di più la mente al momento: l’attrezzatura.
Nel frattempo ripasso il piano sulla mappa:
Parto da Whitehorse in settimana e cerco di dirigermi a nord fino a Fort Yukon-Alaska. Provo a volare con un cargo che mi porti anche la canoa fino a Old Crow-Canada. Ritorno quindi a Fort yukon via acqua sul Porcupine e continuo fino a Tanana-Alaska. Affondo/vendo la canoa e vado a Fairbanks…poi chi lo sa. In poche righe siamo già andati avanti di trenta-quaranta giorni. Il piano per ora va bene cosi. Mi fermo, perché mi sembra già troppo lontano nel tempo. Così come l’avvicinamento mi pare sia avvenuto sei mesi fa.
Ho deciso il nome della canoa. Lo dipingerò sulla prua e ve lo renderò noto, con una piccola spiegazione del perché proprio quel nome…
Intanto su LaStampa (grazie Sport Senza Frontiere Onlus e Francesca Cusumano!)
Ammiro ciò che tu stai facendo. E’ sempre stato un mio grande sogno, vivere giorno per giorno senza sapere cosa possa accadere l’indomani. Viaggiando in luoghi immersi nella natura, nella ruralità e nella genuinità. Muovendosi con il necessario per sopravvivere. Ma poco importa, perchè la sopravvivenza non viene data dal denaro, ma dalle persone che incontri e dalle esperienze che raccogli. Un giorno, si, farò anche io così!
Complimentissimi!Ed in bocca al lupo.