I primi giri sul Klondike sono stati davvero entusiasmanti. Dopo aver fatto un pò di pratica con Laura, la più forte paddler locale, ho cominciato ad andare per fiumi con la mia amica Angela Van Wiemeersch (angela_van_stein su instagram), iceclimber e viaggiatrice di razza. Sul Klondike, abbiamo trovato spesso corrente forte e zone con rocce affioranti, ma lei ha una certa esperienza (due terzi del Mckenzie in solitaria in pochi giorni qualche anno fa) e il massimo che ci è capitato è stato sfondare un paio di rami con i gomiti, senza mai cappottare.
Ma non ne avevamo abbastanza e io volevo andare assolutamente a pagaiare sullo Yukon fino a 40 mile, un posto che Bonatti ha ricordato come “il villaggio dei morti”. Lei ha accettato immediatamente. Tornata da una spedizione in Alaska dopo due mesi, non aveva voglia di andare a scalare subito nello Utah, dove vive attualmente.
Per il giro a 40 Mile, più o meno otto ore di navigazione, abbiamo coinvolto la sua amica Andrea (che ci posso fare se gli uomini stanno a casa a bere invece di venire a pagaiare?). Queste due ragazze sono una coppia davvero esilarante, sebbene abbiano due caratteri e stili di vita completamente opposti. Angela vagabonda, alpinista semipro, Andrea mamma di un bambino di quattro anni, lavoratrice instancabile, amante di cibo e divano.
Appena partiti da Dawson, il vento ci ha infastidito già dal primo miglio. Io dovevo ancora ricordarmi come timonare, e andavo a zig zag, ma notavo che anche Angela sbandava parecchio inizialmente e perdeva terreno. “Se sbanda lei…” pensavo, “la situazione non è proprio ottimale”. Ho quindi provato e riprovato finchè ho abbozzato un “J stroke” (movimento con il remo che fornisce insieme spinta e direzione alla barca), piuttosto sporco, ma efficace.
Andrea e Angela il giorno prima della partenza per 40 Mile
La perturbazione era nell’aria. Una forte corrente calda ci spingeva da sud e spesso venivamo colpiti dalla gelida brezza che viene giù dalle numerose “creek”, piccole gole create dai torrenti, ancora ghiacciate poichè sempre in ombra.
Per diverse ore abbiamo traghettato inventandoci una navigazione di bolina, quando il vento ci veniva improvvisamente contro.
È stato divertente. Poichè presto sarò da solo però, ho cominciato a lavorare sull’ orientamento senza Gps. Ho già constatato alcuni errori sulle mie mappe e sono cosciente del fatto che posso stare relativamente tranquillo. Qualche problema potrebbe sorgere dopo Eagle, in Alaska…ma adesso questa è solo una prima impressione.
Le ultime miglia prima di arrivare a destinazione abbiamo legato le barche per goderci la compagnia e le pagaiate sotto il sole di mezzanotte. Non vedo l’ora di cominciare a viaggiare in solitaria… il fiume è magnetico e l’atmosfera tremendamente suggestiva.
La mattina presto, mentre dormivamo in tenda, è arrivato un vento fortissimo da sud e una perturbazione molto violenta con tuoni e fulmini tutto intorno a noi. La Top of the world Highway, che abbiamo poi percorso in furgone per rientrare a Dawson, era innevata e la nebbia avvolgeva parte dell’immensa foresta circostante. Ci sono un paio di storie divertenti che mi hanno raccontato dei locali e che vorrei condividere con voi, ma le leggerete presto su LAVOCE di NY. Devo riuscire intanto a comprare l’attrezzatura qua a e trasportarla a Whitehorse. Autostoppare con una canoa non sarà facilissimo, ma penso che qualcuno che va a sud con un furgone si trovi. Basta chiedere al Pit…