Sceso a terra, dopo gli innumerevoli tentativi di approdo controvento e controcorrente, esausto, mi sono arreso. Avevo poco tempo e non volevo perdere un altro aereo. Volevo tornare a casa. Ho venduto i pezzi della zattera in un villaggio e ho fatto dietro front.
Viaggiare continuamente all’inseguimento del proprio sogno è, nell’immaginario collettivo, un’attività che non stanca mai, in cui c’è solo il bello della libertà. Chi ha fame parla di mangiare. Chi ha la pancia piena invece rischia di star male, di esplodere, di non voler mangiare mai più. A tutto c’è un limite se l’equilibrio non è costante. Persino nel perseguire un obiettivo chiaro e nitido, con tutta la determinazione e motivazione necessaria, capita di chiudere un capitolo e non sapere come aprire quello seguente.
Ero stato mesi in Canada, poi l’inverno a Milano per montare The Yukon Blues. A febbraio credevo di aver bisogno solo di cambiare aria per ritrovare lo slancio che avevo perso al termine del montaggio del film. Mi sentivo soffocare. Sono partito d’impulso.
Ma quando sono sceso dalla zattera a Pakse, dopo appena 8 km di traversata, il tanto desiderato sopralluogo in Laos mi è sembrato un banale tentativo di ricerca di qualcosa che non esiste, in un posto dimenticato da Dio che si sta autodistruggendo.
Mi sbagliavo.
Da Aprile, a pochi giorni fa ho passato il tempo a lavorare in una spiaggia privata in Liguria. Pescavo gente che non sa stare in mare di giorno, e lavavo i piatti la sera al ristorante. Mezzo bagnino, mezzo lavapiatti, non poteva andare meglio. Nessuno spazio per i pensieri se non per quelli legati al lavoro del momento.
Intanto, da qualche parte nella mente, “i pezzi” si riordinavano, si mescolavano. Riprendevano forma le idee sulla pasta delle passate esperienze. Silenziosamente, ma con costanza.
Poi, gli ultimi giorni di Agosto, due parole con un amico, qualche birra di troppo ed ecco la nuova visione, figlia di Munnizza dei mari.
No, non è stato inutile solcare il Mekong su quella carretta.
Ripartirò a brevissimo per una nuova avventura. Sono nuovamente nella fase di ricerca sponsor, supporter, produzioni, ma questa incertezza mi fa star bene.
Si ricomincia da capo.
Che noia la sicurezza del futuro…
Hola amigos.
Yo soi a qui…na munnizza di Palermo!
Ti aspetto per questo incontro con i ragazzi della scuola per parlare del fiume Oreto.
Hai ragione nel scrivere… che noi la certezza del futuro.
A presto
Pablo