Dal diario di viaggio di Simone – 20 novembre 2015
Viste le buone (e speriamo sicure) notizie di ieri a proposito del passaggio, oggi abbiamo iniziato i preparativi veri e propri.
Dopo una piccola lotta personale con la burocrazia cubana per il rinnovo del visto questa mattina (ma tutto è rimandato a lunedì, giorno previsto della partenza…), oggi pomeriggio siamo andati a trovare il mio vecchio amico Papito. Seduti sulla sua terrazza in riva al mare, tra un caffè e l’altro, ci ha raccontato degli anni passati in Angola con l’esercito cubano…mentre ci consegnava i tanto agognati machete!
Poi con Igor abbiamo fatto la lista delle provviste da comprare e delle attrezzature ancora da recuperare, come ad esempio un paio di pentole e pentolini e la calza per “colare” il caffè, come si fa tradizionalmente qui.
Tradizione per tradizione – ci siamo detti – perché non incontrare anche un santero, per farci raccontare in anticipo come andrà la spedizione? Se tutto va bene, tra domani e domenica, dovremmo riuscire a farci “tirare le conchiglie” da un qualche indovino!
Dal diario di viaggio di Igor
21 novembre
Ormai è quasi tutto pronto. Abbiamo preso viveri per circa una settimana, comprato un paio di pentolini, fatto l’inventario dell’attrezzatura e aspettiamo che il santone locale ci dica la sua premonizione sull’esito della spedizione. Anche il rinnovo del visto di Sciutte pare arrivi lunedì.
Io non sono stato bene negli ultimi due giorni. Gira un’influenza tropicale niente male da queste parti. Ha colpito anche Simone qualche giorno prima che arrivassi a Cuba. In teoria dura poco, è molto intensa e colpisce allo stomaco, con un bel contorno di febbre. Come ha detto oggi Simone nel suo videodiario: «A Igor mettetelo pure davanti a un orso e non avrà paura… ma mettetelo a letto con 38°C di febbre e comincerà a scrivere il suo testamento. Se è la stessa influenza che ho avuto io comunque sarà a posto in tre giorni». Mi auguro che abbia ragione. In effetti già oggi sto molto meglio. Un po’ del suo ottimismo e della nostra voglia di partire dovrebbero fare il resto.
Dal diario di viaggio di Igor
23 novembre
Le poche voci che dicevano che l’area a ovest del Toa è “Zona Militare” erano vere. Ma “militare” non è un termine preciso. Mi spiego.
Ieri eravamo diretti a La Perrera de Quibijan, per incontrare ‘Manolo’, la persona consigliataci da Papito, che ci avrebbe potuto aiutare nella spedizione a cavallo. Partiti da Baracoa, abbiamo attraversato, a bordo di un vecchio carretto, una zona meravigliosa a Sud del fiume fino a un ponte diroccato, passando davanti a una base militare. Le guardie ci hanno totalmente ignorato… Però poi abbiamo incontrato un poliziotto, là dove la strada diventa più ripida a pochi chilometri da La Perrera. Ci ha fatto fermare per esaminare i nostri documenti. Il verdetto è stato secco e preciso: «La Zona Turistica termina al ponte diroccato (Puente Neblina), oltre possono andare solo i residenti cubani o uno straniero che deve ricongiungersi con un amico o la famiglia. Lo Stato non si può far carico delle spese di un vostro eventuale incidente e del vostro soccorso. Avete bisogno di un invito di un amico cubano che vive a Quibijan, che si prenda la responsabilità totale della vostra permanenza e che deve passare dall’ufficio immigrazione a chiedere il permesso».
La gente che vive qua ne sapeva quanto noi di ‘sta storia. L’impressione è che, sotto le spoglie di una “protezione del turista” (che pure ha una sua logica), ci sia la volontà di controllare in modo capillare gli accessi alle zone che escono dai sentieri preparati per i turisti. Questo confermerebbe la totale irreperibilità delle mappe e le “zone buie” su Google Maps.
Torniamo al ponte, il nostro confine invalicabile, e mandiamo il nostro cocchiere a cercare Manolo a Quibijian. Torna dopo un paio d’ore. Manolo non c’è, ma è partito un altro messaggero a cercarlo e a dirgli che lo aspettiamo.
Aspettiamo altre ore, facciamo amicizia con i campesinos che pescano gamberetti e pesci dalle sponde. Qualcuno ci incoraggia, altri ci dicono che è improbabile che ci rilascino il permesso. Ancora dubbi. Passano le ore e Manolo non si presenta: che l’abbiano fermato? Magari ha solo avuto un contrattempo…
Il fiume è meraviglioso, cristallino, ricco di vegetazione, tecnicamente fattibile in zattera, ma risalirlo significa addentrarsi in zone considerate “sensibili”. Cuba non è ancora un Paese completamente aperto. È come la Cina o l’Unione Sovietica degli anni Ottanta. Si teme ancora un’invasione via mare (ecco perché vengono presidiati i fiumi che sfociano su grandi spiagge).
Torniamo a Baracoa nel pomeriggio: dobbiamo ripartire dal nostro contatto, per ottenere il permesso; o passare al piano B…