In attesa della pubblicazione del nostro reportage integrale sulla spedizione cubana di The Raftmakers, pubblicheremo in brevi puntate gli appunti dai nostri diari di bordo.
Dal diario di Simone
18 novembre 2015
Ieri finalmente Igor è arrivato a Baracoa, cittadina nell’estremo est di Cuba, carica di fascino e circondata da una natura incredibile e in buona parte quasi immacolata. Mi ha raggiunto qui dopo due giorni a spasso tra camiones e jeep, e oggi ci siamo messi subito al lavoro. Ufficialmente può considerarsi iniziata la spedizione cubana di “The Raftmakers”.
Dalla piccola casetta a due passi dal mare in cui mi ero sistemato finora, abbiamo traslocato in una casa particular un po’ più spaziosa, dove anche organizzare il bagaglio sarà decisamente più comodo. A colazione, tra un uovo fritto, un succo di frutta e un sorso di caffè, abbiamo fatto il punto della situazione, in base alle informazioni che avevo raccolto in attesa di Igor.
Il problema più grosso, a quanto pare, sarà reperire delle mappe. Problema grosso, non solo perché organizzare una spedizione senza avere idea della topografia del territorio è di per sé complicato, ma anche perché, secondo quanto ci è stato detto, ci sono diverse aree militari in quella zona. L’unica nostra possibilità sarà, molto probabilmente, affidarci a qualche campesinos che vive lungo il Rio Toa, il fiume che vogliamo esplorare. Loro, che lo attraversano quotidianamente, sono gli unici a conoscere davvero il territorio. Ad ogni modo, le sensazioni sono buone: zone militari o meno, Igor è convinto che riusciremo a tirarne fuori una buona storia. E anche io sono ottimista; come mi dissero la prima volta che sono stato a Cuba: aquì nada es seguro, todo es complicato, pero todo es posible.
Così, tramite qualche mia vecchia conoscenza di Baracoa, stiamo cercando di trovare i contatti giusti, anche per reperire il materiale che ci serve prima di partire, cavalli e machete, innanzitutto. Stasera, davanti a una cerveza Cristal seduti al fresco del Parque Central, faremo il riassunto di quello che abbiamo capito finora e decideremo da cosa ripartire domani
Dal diario di viaggio di Igor – BARACOA, 19 novembre 2015
Le riprese e i preparativi stanno andando bene. Abbiamo molto da fare e quindi da filmare.
Il nostro maggiore problema è capire se le zone militari che circondano il Rio Toa, fiume oggetto della nostra esplorazione, sono realmente un ostacolo insormontabile o se si possono attraversare/aggirare (seguendo i campesinos locali).
Fino a ieri sera le notizie sembravano pessime. Degli amici di Baracoa ci raccontavano che, tempo fa, un polacco ha già tentato a piedi la vecchia “mulatera” che collega Baracoa a Guantanamo, con partenza accanto al Toa, ma è stato fermato a un Check point e rispedito a casa. Pare che ce ne siano addirittura tre di basi. E che ci terranno mai là dentro? King Kong?
La buona notizia è che stamattina abbiamo raggiunto l’accordo con dei campesinos per un passaggio a cavallo con carretto fino a un villaggio nella foresta, La Perreira, dove, tramite un altro giro di contatti, ci aspetterebbe l’uomo chiave della prima metà della spedizione, che al momento chiameremo Signor La Perreira, perché non si sa il nome. Tutto quindi è incerto, ma… appunto, il motto non era “niente è sicuro, tutto è complicato… ma niente è impossibile”?
Unica cosa certa, partiamo lunedì mattina alle sei, ora locale.
Entro domenica dobbiamo quindi estendere il visto all’ufficio immigrazione (a Simone scade il visto di un mese durante la prima settimana di spedizione), reperire qualche bozza di mappa o maggiori informazioni sul percorso, fare provviste, recuperare i machete e “l’indirizzo” del Signor La Perreira…