Mi hanno chiesto di sintetizzare in 10 punti le regole da seguire per filmare un’avventura e raccontarla in un documentario.
Parliamo di quei viaggi/spedizioni difficili in cui sei da solo, o semplicemente hai la responsabilità di raccontare quello che succederà.
Ovviamente non esistono “comandamenti universali”, ma ho raccolto in questo post un insieme di norme comportamentali che ho imparato a mie spese sul campo e che ho trovato molto efficaci a livello pratico.
Le ho elaborate dopo essere finito nei merdoni infinite volte e mi sento di condividerle sul blog con chi magari non ha esperienza e vuole cimentarsi con il filmmaking d’avventura.
Sono quindi consigli utili per chi vuole cominciare a fare cose di questo tipo:
Pronti, via.
1) “Se non l’hai filmato non è mai successo”
Ovvero: “Compriamo le vostre foto, non le vostre scuse” cit. National Geographic.
Il mio incubo più ricorrente è essere in sala montaggio con un autore televisivo che mi chiede per tutto il tempo “Ce l’hai le immagini di questa cosa che racconti in camera? Si vede questa cosa? Ce l’hai? Ce l’hai? Ce l’hai”. E io, nel sogno, farfuglio delle cose il cui senso è “non ce l’ho perchè…”. Ogni volta mi sveglio sudato e ansimante.
E’ chiaro che registrare TUTTO sarebbe inutile, oltre che quasi impossibile, e capire al volo cosa è importante per la nostra storia richiede anni di pratica… ma mettiamola così:
– ogni volta che succede qualcosa che vi colpisce, che sia un problema, una situazione simpatica, un incontro interessante, un paesaggio nuovo, non esistate a catturarlo. Se vi ha colpito ne parlerete, se ne parlerete dovrete mostrarlo.
Questo sembra un consiglio scontato, ma quando siamo immersi in un’esperienza molto impegnativa, soprattutto nella natura selvaggia o in un luogo a noi sconosciuto, pensiamo ai pericoli, ai chilometri da fare, i sentimenti sono amplificati, lo stupore ci assale, le paranoie galoppano, tendiamo ad affrontare la realtà e a scordarci dei nostri futuri spettatori. Se non filmiamo la nostra avventura, gli altri non vedranno mai cosa abbiamo passato e non possiamo pretendere di raccontarglielo solo a voce.
Esempio n.1: un orso vi ha rincorso e siete rimasti un giorno sopra un albero lasciando la telecamera in tenda? Bellissimo, fantastico, ma meglio riservare questo racconto per gli amici al bar. Nel vostro documentario, soprattutto se l’orso non vi ha fatto a pezzi l’accampamento e non ha lasciato tracce evidenti sul vostro corpo, questa storia verrà probabilmente tagliata per il bene della vostra credibilità.
Come mi hanno detto una volta degli autori durante il montaggio di The Yukon Blues “Se Mike Bongiorno diceva che esistono gli alieni, dopo 50 anni di carriera in TV, la gente poteva anche credergli…a te no”.
Esempio n.2 . Proprio in The Yukon Blues il tizio che mi portava in auto verso le Rockies è stato arrestato dalla polizia e rilasciato dopo qualche minuto. In quell’occasione dopo essere stato a mia volta interrogato, sono riuscito a scattare una foto del rilascio del mio “driver” occasionale e a registrare di nascosto la conversazione con l’agente che ci aveva fermato. La scena è stata messa in “forse” dagli autori fino all’ultimo perché considerata “al limite della credibilità”, dato il poco materiale a disposizione.

2) Viaggio, problemi, azione, riflessioni, routine: gira in funzione della storia che vuoi raccontare, ma cerca sempre di riempire questi grandi contenitori narrativi
Parliamoci chiaro, ai tempi dei video della Red Bull, con Travis Rice che si lancia in snowboard da un elicottero e scende da una montagna facendo flip 360° a mazzi da sei, se puntate a colpire il pubblico solo con riprese alla Transformers e con la vostra performance atletica, e se in tutto questo siete anche da soli, dovete assicurarvi di essere dei mostri sia come sportivi che come filmmaker. Altrimenti rischiate di farvi molto male e le vostre imprese epiche al pubblico potrebbero sembrare robe alla Jackass. Per quel tipo di prodotto/carriera le strade da percorrere, l’approccio e le competenze da acquisire sono altre. E anche i budget.
Per quanto mi riguarda l’avventura è molto più affascinante sotto forma di una bella storia. Non necessariamente record o acrobazia, ma percorso personale da condividere e tramandare.
Questo non rende il nostro lavoro più semplice. Anzi. Sognare, preparare, vivere e raccontare in modo originale un‘esperienza spesso più grande di noi, è veramente difficile.
Per funzionare una bella storia girata in self-filming ha bisogno di tanti elementi (molti dei quali spesso diventano più chiari in fase di montaggio), ma provate già dalle riprese a trovare il giusto equilibrio tra le immagini di azione, le interviste in cui spiegate i vostri piani, i racconti dei problemi che vi ostacolano, le vostre emozioni e la descrizione dell’ambiente in cui vi muovete.
Soprattutto: trovate il vostro modo originale di raccontare l’esperienza. Aiutate lo spettatore a entrare nei vostri sogni, nelle vostre scarpe e mostrate le vostre paure senza vergogna. Non “vendetegli” del fumo, perchè ne ha già visto abbastanza.
Andiamo un pò più nel tecnico.
3) Tieni action camera e Dslr sempre addosso, microfono e batterie in una borsa stagna/case anticrush a portata di mano, computer/HD, cavi, lettori di scheda in un unico contenitore stagno e resistente
Per quanto detto al punto 1), dato che un evento importante può presentarsi improvvisamente, in una situazione magari già difficile o ancora peggio quando state riposando (un orso si aggira fuori dalla tenda, la vostra barca è investita da un’onda frangente mentre cucinate sottocoperta, il vostro amico Maya comincia a fumare pesante e annuncia una sventura) è bene avere tutto a portata di mano per girare la scena.
L’attrezzatura va tenuta separata da viveri, vestiti, medicine ecc…Pare scontato, ma io qualche volta ho lasciato la camera in uno zaino in cui si è rovesciata l’acqua della borraccia.
Va da sè inoltre che dovete essere in grado in qualunque momento di scappare/mettere al sicuro il girato che avrete premurosamente backuppato sul vostro hard disk (cercate i migliori Hard Disk Rugged su Amazon).
E qui si vola al punto 4).
4) Fai backup ogni giorno, scarica le schede, ricarica le batterie. SEMPRE
A fine giornata fate un backup del girato. Non farlo potrebbe essere un errore madornale.
Questo perchè non siete in grado di stabilire a priori se il giorno seguente vi troverete nei casini, se qualcosa danneggerà la vostra SD, se arriverà l’uragano Matthew 2 e non avrete spazio sulla scheda per filmarlo, se vi perquisiranno alla dogana ecc…
Per un filmmaker perdere il girato è una delle più grandi disgrazie dopo farsi male/farsi rubare i soldi ecc…

Il backup serale è una priorità. Anche nella giungla preparo una zona sicura dell’accampamento per farlo.
5) I peggiori nemici dell’attrezzatura elettronica in outdoor sono principalmente: l’acqua, il gelo, la condensa, la sabbia, il sale, i roditori (masticano i cavi di gomma), il guano degli uccelli (acido) e alcuni tipi di formiche
In generale l’attrezzatura deve restare pulita, asciutta e lontano dalla portata degli animali più curiosi/invasivi/rompipalle. State andando a filmare l’avventura in ambienti ostili, non in uno studio.
Se siete in canoa, state facendo torrentismo, siete nella neve o nel deserto, è difficile usare la telecamera senza che si bagni o si sporchi. Meglio proteggerla con una custodia in silicone (tipo quelli Easycover per le DSLR), un housing waterproof (in generale costano un botto, ma ci sono molte scelte alternative online) e tanta, tanta prudenza.
Io nelle situazioni più spinte e nei merdoni vado di GoPro perchè di Dslr ne ho una sola.
E comunque: TESTATE L’ATTREZZATURA PRIMA DI PARTIRE.
6) La “emergency bag”: tieni l’HD con i backup sempre con te in una borsa stagna da 5L con documenti personali, soldi, telefono
Capita di trovarsi in Paesi stranieri in cui incuriosisce parecchio il vostro aspetto da cicloturista malandato o da avventuriero post moderno. Capita anche che le vostre borse rimangano incustodite mentre andate a pisciare nella latrina della gastinitza siberiana dove passerete la notte. Per quanto in viaggio a volte è anche giusto fidarsi di qualcuno che ti aiuta, per sicurezza non separatevi MAI dalla “borsa di emergenza” (io ne uso una in PVC da 5L) in cui tenete Hd con backup, documenti, soldi, telefono. Senza il contenuto di questa borsa sarà difficile anche tornare a casa, per questo non la affido mai a nessuno.

Anche su una zattera c’è spazio per la emergency bag (in verde, in basso a destra).
7) Riprendi sempre clip da almeno 5 secondi (puliti)
Quando monto il video di un operatore principiante, noto subito due problemi principali: riprende troppo o riprende troppo poco.
Se volete aiutare chi vi monterà il video o se sarete voi stessi a farlo, provate a fare riprese in cui ci sia da prendere almeno 5 secondi utili dal REC allo STOP.
8) Un video di merda con un buon audio è fruibile, un bel video con un audio di merda no
“La televisione principalmente si ascolta più che si guarda” si diceva una volta.
Non dovete essere dei fonici (quello è un mestiere a parte e altrettanto difficile), ma con poche nozioni e poca spesa potete fare un ottimo lavoro sul vostro setting audio.
Su youtube trovate milioni di tutorial su come scegliere la vostra attrezzatura ideale in base al budget e a quello che dovete fare.
Ovviamente se avete la possibilità di parlare con un amico fonico o tecnico del suono, chiedete a lui… anche se in parte vi riempirà di nozioni super tecniche per voi incomprensibili.
9) Raddoppia tutti i pezzi dell’attrezzatura, specie quello che serve per riprese e backup e che si perde spesso (i cavi!!)
Tutto quello che avete appresso si può rompere o perdere. “Morti e feriti” tra i pezzi del gear se ne contano purtroppo al rientro da ogni spedizione.
Un Hard disk di riserva, schede CF o SD in più e un paio di cavi extra, vi eviteranno di mandare a monte giornate di ripresa. Se avete perso l’unico cavo USB in grado di passare i dati dalla CF all’Hard Disk e non avete alternative per fare backup, avrete una brutta giornata e potreste compromettere anche quelle a seguire.
Esempio: in Belize ho perso il mio treppiedi nuovo in carbonio sul fiume Golden Stream. Era leggero, carino, funzionale. Ma un tronco sommerso ha colpito la precaria zattera su cui navigavo, tranciando il cavo che teneva il tripod fissato alle borse stagne. Così l’ho perso in acqua. A parte le bestemmie per aver buttato dei soldi e per aver involontariamente lasciato rumenta nel fiume, ho pensato che non ne avevo un altro di riserva e dovevo ancora discendere il Monkey River prima di rientrare in Italia.

10) Filmare l’avventura significa non rimandare mai una ripresa. “Vabe tanto la recupero dopo”… no!
L’errore più comune. Causato soprattutto dall’ inesperienza, dalla stanchezza o dal fatto che siete in un merdone colossale.
“Uh guarda che belli i delfini sotto la barca! Vabè dai siamo nell’Atlantico…vuoi che non li ribecchiamo?”. Poi per un motivo o per un altro una tempesta vi obbliga a fare una riparazione a poppa, i delfini preferiscono seguire un’altra barca, e non li vedrete mai più.
La fortuna non arriva spesso, quando arriva onoratela con un bel girato.
Nei prossimi post risponderò anche ad altre domande che mi vengono poste di frequente tipo:
– Dove trovo spunti per il mio primo viaggio-avventura?
– Come finanzio la mia prima spedizione?
– Che attrezzatura da ripresa mi serve?
– Come partecipo ai festival d’avventura internazionali con il mio documentario?
– Come partecipo ai festival d’avventura internazionali con il mio documentario?
Vi ho baciato!