Il viaggio-avventura dall’idea all’azione. Come trovare ispirazione?
Leggere è uno dei modi fondamentali per trovare nuovi spunti. Racconti di spedizioni del passato, romanzi, reportage, ovunque può nascondersi il seme che darà vita alla vostra prossima esperienza. Nella testa cominciano a girare tante idee e tra loro potrebbe nascondersi quella giusta. Ma come riconoscerla? Intanto non fissatevi sul fatto di dover trovare per forza qualcosa di nuovo. “Rivivere” a modo proprio l’esperienza di altri o cercarne le tracce non è banale, anzi. Personalmente posso dire che è molto intrigante e affascinante, quasi una caccia al tesoro.
Studiando le storie dei nostri predecessori non troviamo solo spunti, ma anche informazioni importanti che ci preparano alle difficoltà che affronteremo. Cosa hanno sbagliato o cosa hanno fatto loro per avere successo, come hanno fatto a sopravvivere in una brutta situazione, come passavano il tempo nei momenti di inattività e a cosa pensavano mentre vivevano in solitudine? Alla fine siamo tutti costantemente influenzati dalle storie che ascoltiamo e leggiamo. Walter Bonatti per esempio ha realizzato la gran parte dei suoi reportage per la rivista Epoca (Gruppo Mondadori) ispirandosi ai racconti di Jack London, Melville e degli autori che leggeva da ragazzo.
A tal proposito Bonatti scriveva: “Chissà quanti, leggendo un libro di avventura, avranno provato quel tale trasporto che induce a immedesimarsi nel protagonista della vicenda, fino a ritrovarne, quasi a riviverne, le sensazioni descritte dall’autore. Ebbene, questo io l’ho provato leggendo Taipi, il primo libro di Herman Melville nato dai ricordi, lo rimarca lo stesso autore, di un’autentica avventura vissuta sullo sfondo delle isole dei mari del Sud. (da Sulle orme di Melville – 1969).
Reinhold Messner, famoso alpinista ed esploratore, ha studiato le spedizioni di Shackleton, Amundsen, del duca degli Abruzzi e sa a memoria la storia della gran parte degli alpinisti e delle montagne mai scalate. Ovviamente anche guardare documentari e film può innescare la scintilla dentro di noi e fare da “detonatore”. Werner Herzog rimase colpito da bambino dai film di Barbin e capì che la sua strada era fare il filmmaker.
Un consiglio che viene dallo stesso Herzog per trovare l’ispirazione è “viaggiare a piedi”. A volte il tuo film è là che ti aspetta, se ci passi accanto afferralo!
Per questo serve spirito di iniziativa e “sapere ascoltare”.
DAL DIRE AL FARE
Questa è forse la fase più difficile. La parte in cui solitamente si tende a mollare prima ancora di aver cominciato. Le cause della rinuncia precoce sono molteplici e hanno tante variabili. Avere in mano solo un’idea e un sogno a volte sembra troppo poco. In realtà è già l’ingrediente base per partire, ma tutto è ancora da vivere e questo spaventa.
Se siete in un momento di totale burn out, per stress o assenza totale di idee, a volte basta una birra con un amico, una passeggiata in montagna, qualche giorno in solitudine, per avere ottimi risultati e tornare in carreggiata. Bisogna fare altro per un po’, staccare la spina e capire come convogliare la negatività in qualcosa di dirompente. Anche perché, parliamoci chiaro, chi vive un forte disagio e vuole uscire dalla propria condizione affrontando i problemi ha già in mano lo scheletro di una storia.
Nemico assoluto dell’azione è procrastinare trovando le più disparate scuse del caso “ non ho tempo, sono da solo, non ho soldi, potrei fallire, potrei farmi male, potrei…”.
Se volete partire per un viaggio avventuroso dovete fare i conti con il fatto che vi troverete sempre davanti a grossi ostacoli, magari da soli e con poche risorse. Altrimenti la definizione di “avventura” perde comunque di senso. Se trovate già scuse prima di partire figuriamoci quando sarete nei merdoni in capo al mondo, dove le maschere che portiamo nella vita normale cadono e ci rivelano chi siamo veramente.
IL PASSO IN AVANTI
Il primo passo in avanti può essere l’acquisto di una mappa, di un libro, di un pezzo di attrezzatura che vi servirà sicuramente (cose che fanno più bene al morale che al portafogli, ma a volte sono necessarie). Una richiesta di informazioni a qualcuno che vi può aiutare a capire meglio come muovervi nella giusta direzione e farvi sognare.
Quando ho deciso di andare a fare il reportage sulla strage di Beslan (2005) il primo passo è stato trovare e scrivere ai giornalisti italiani e russi che si occupavano dell’inchiesta. Le mie mail erano quelle di uno sbarbatello ventunenne in cerca di guai e senza cognizione di causa, ma mi risposero persone comprensive ed entusiaste (alcuni di loro sono ancora miei amici). Il primo passo era fatto, dovevo proseguire! Certo non va sempre così bene, ma bisogna insistere nella ricerca.
Questa fase è molto importante. Capite nei tempi giusti se quello che volete fare è una totale perdita di tempo o se c’è anche una vaga possibilità di riuscita. Ogni storia ha un suo “timing”. Di solito “senti” se un progetto è tuo oppure se non sei convinto di quello che stai per fare. E’ proprio una questione di stomaco e di esperienza.
Il secondo passo può essere fare un sopralluogo, spostarsi dalla comfort zone e andare sul posto a cercare informazioni. Questo vi fa percepire che “lo state facendo per davvero” ed è essenziale per immaginare la vostra storia prima di viverla.
Il mio secondo passo verso la spedizione in canoa sulle orme di Bonatti è stato vivere otto mesi in Canada. Ho lavorato, ho migliorato il mio inglese e sono andato nello Yukon in autostop. Nel mese passato tra la gente di Dawson City ho trovato tutte le informazioni necessarie per capire che la spedizione sul fiume era fattibile, così come il documentario.
Se dall’idea riuscite a passare all’azione è il momento di dare un nome e una struttura al vostro progetto. Da un punto di vista narrativo, se riuscite a sintetizzare in tre righe la vostra idea e se spiegandola a un bambino la capisce subito, funziona.
Nelle tre righe ci deve essere la risposta a:
-Cosa volete fare?
-Perché?
-Perché proprio questa e non un’altra?
-Perché è importante per voi?
Tranquilli, più gente verrà a sapere quello che state per fare e più domande arriveranno. Preparatevi a rendere “bullet proof” la vostra testa perché a cominciare da amici e parenti partiranno i cori di “Ma ne sei sicuro? E se poi…”. Nessuno può vedere la vostra avventura e il vostro documentario come lo vedete voi. Non stupitevi. E’ normale soprattutto che i primi scoraggiamenti vengano dalla fascia degli affetti. Finita questa fase di solito arriva il domandone: figo il mio progetto…ma i piccioli??(i soldi!)
Nel prossimo post parleremo appunto di come finanziarsi.