Non è solo la plastica il nemico dei nostri fiumi, ma anche una gran quantità di fenomeni “locali”con effetti devestanti.
In questi contenuti extra di “The raftmakers” abbiamo provato ad accennare anche ad altri aspetti del disastro fluviale in corso: le dighe e gli effetti del “local cooling”.
E’ ormai certo che una delle emergenze maggiori sui fiumi di casa nostra sia il fatto che vengano ripetutamente sbarrati, deviati, svuotati, da impianti del settore idroelettrico e microidroelettrico.
Le immagini del Piave, che durante le riprese di The Raftmakers abbiamo trovato praticamente secco, parlano da sole. Insieme ai grandi fiumi muoiono anche quelli più piccoli, si prosciugano le sorgive, l’acqua trattenuta e poi rilasciata a piacimento dall’uomo prende strade nuove e pericolose.
In Belize invece non ci sono ancora i grandi impianti, ma il climate change ha già portato un effetto di “local cooling” (raffreddamento locale) che colpisce ugualmente i fiumi e il mare. Come ci spiega lo scienziato di “TIDE”, James R.Foley, questo raffreddamento ha portato all’aumento di piogge e vento, ha causato piene molto pericolose e riversato in mare detriti che formano una coltre fangosa molto spessa.
Quest’ultima impedisce ai raggi solari di penetrare la superficie marina e di giungere al corallo…che muore.
In questo video le interviste e l’approfondimento.