Maggio 2019, Palermo.
Si sono svolti i primissimi sopralluoghi sul fiume Oreto per capire come spendere i circa 65.000 € che dovrebbero essere stanziati dal FAI per il recupero di una porzione di fiume.
Da quello che mi hanno detto i presenti (vedi intervista nel video sotto) pare che si stia provando a identificare una zona di accesso al fiume in ogni comune che attraversa (Monreale, Altofonte, Palermo).
Non è sicuramente una missione facile, intanto perché tuttora manca una vera e propria leadership delle operazioni (non è la Regione, non è il Comune di Palermo ecc), e poi perché in anni e anni di abusi edilizi e uso delle acque come discarica si è letteralmente creato un muro intorno alle sponde del fiume.
In che senso? Molto semplicemente, è il problema che ho sempre riscontrato nelle mie risalite dell’Oreto: gli accessi dalle strade sono praticamente inesistenti, quelli che ci sono attraversano terreni impervi o appartengono a privati.
Non a caso io mi sono sempre imbucato dai ponti e mi sono spesso fatto strada con il machete (terrorizzato dai cani da guardia, ma quello è un altro discorso).
Sono già stati preaparati però dei progetti interessanti come il recupero della sentieristica esistente tra Monreale e Altofonte e la creazione di un accesso in area urbana a Palermo.
Stiamo avviando un percorso molto difficile e lento, è chiaro, ma c’è un punto a favore a mio avviso molto importante.
Abbiamo il pretesto per obbligare gli addetti ai lavori ad entrare fisicamente in contatto con il fiume, toccarne con mano bellezza e contrasti, ingegnarsi per risolvere il problema per raggiungerlo.
In questo video vi racconto come stanno andando le cose. Ma anche del lavoro più importante che si fa in parallelo con questa (quasi utopistica) battaglia ambientale: la preparazione all’azione delle nuove generazioni.