In SUP e Kayak in Amazzonia (fiume Rio Negro)
A febbraio io e Francesco Magistrali abbiamo disceso un tratto del Rio Negro (Amazzonia brasiliana), per raccontare in un documentario come sta cambiando quel mondo di acqua e alberi, ai tempi del climate change e della pandemia.
Francesco mi aveva già raccontato più volte del Rio Negro in passato, ma non avrei mai pensato di trovare il modo e il tempo di seguirlo lungo il fiume. E invece a Novembre 2021 si sono man mano delineate tutta una serie di possibilità e occasioni che abbiamo colto al balzo e trasformato in quello che definirei “un’organizzazione quasi militare” della nostra spedizione.
Ovviamente non mi sarei mai mosso di casa in piena ondata di variante Omicron per andare in capo al mondo, se non fosse stato per la fiducia e la stima che nutro per Francesco e la sua enorme conoscenza dell’Amazzonia. Lui ha alle spalle più di quindici anni di spedizioni in America Latina e conosce molto bene questa zona del Brasile.
Detto questo, non vi nascondo che andare in Amazzonia su un SUP e un Kayak gonfiabili (forniti da Cressi Hydrosports) è stata una sfida non da poco e non priva di ansie sin dalla fase di preparazione dell’attrezzatura in Italia.
I mezzi di Cressi sono progettati per il mare e per brevi escursioni estive. Avrebbero retto in uno degli ecosistemi più wild del pianeta?
In un mondo di rami e spine acuminate, viaggiare su mezzi che potrebbero bucarsi e lasciarti a bagno in uno dei fiumi più grandi del mondo non è sicuramente un’idea divertente.
Le acque nere del Rio Negro ti danno l’impressione di navigare su un abisso d’acqua profonda e piena di pericoli. Non viene proprio voglia di farsi una nuotata, magari vicino a una palude con i caimani o i piragna.
Eppure le nostre iniziali paranoie sono andate man mano scemando, fino a ridimensionarsi in normale prudenza e attenzione.
Del resto, qualunque mezzo tu abbia è importante conoscerlo e prendertene cura, soprattutto se questo ti porta a spasso per il wilderness.
Ogni mezzo ha il suo punto forte e il suo punto debole, sia questo un SUP, una canoa da 10000 euro o una barca da crociera. Capiti questi punti si può prendere sempre più confidenza anche con l’ambiente circostante e, pian piano, capire come viaggiare in sicurezza.
Il SUP Tigershark si è rivelato da subito stabile, leggero e resistentissimo. Ha la pellaccia dura. La sua capacità di carico e la velocità in acqua, unite alla possibilità di pagaiare da seduti, ci hanno davvero convinto a considerarlo anche per le prossime spedizioni su acque calme e calde come queste.
Il kayak invece è stato perfetto per caricare il grosso dei nostri bagagli (circa 80kg di peso in tutto), ma più lento e meno robusto nei materiali.
Per gonfiarli entrambi si impiegano pochi minuti e una volta sgonfiati e riposti negli zaini si possono trasportare a spalla senza troppi sforzi.
Vi dirò di più sulla spedizione nei prossimi post e nei video dedicati al backstage del mio lavoro sul mio canale Youtube (nella playlist Backstage time per intenderci).
Al termine della mia permanenza in Brasile, una seconda troupe formata sempre da Francesco, dal fotografo Luca Meola e Giovanni Sgorbati ha poi continuato il reportage con dronate, foto e interviste, raggiungendo comunità indigene con l’ausilio di ONG locali.
Il long form ricco di contenuti verrà pubblicato prossimamente su Lifegate.
E’ un lavoro in progress, ma credo che questo documentario abbia già un grande potenziale. Vi racconteremo i retroscena della spedizione a breve sul mio canale YT. 🙂
L’attrezzatura utilizzata nella gran parte dei miei video la trovate qui: https://kit.co/Igordindia/film-gear (AMAZON AFFILIATE)
Qui trovate degli articoli relativi a come filmare l’avventura.